Biancamaria Cavallini è Psicologa del lavoro e Direttrice Operativa di Mindwork, società specializzata in benessere psicologico per le aziende. È Consigliera Segretaria dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Liguria, speaker, autrice e podcaster.
In occasione del World Mental Health Day, dedicato quest’anno alla salute mentale sul luogo di lavoro, Think with Google ospita Cavallini per raccontare il ruolo fondamentale della leadership nel promuovere il wellbeing aziendale.
L’attenzione al benessere psicologico negli ultimi anni ha assunto un ruolo di profonda rilevanza, tanto a livello sociale quanto in quello lavorativo. È sempre più raro, infatti, trovare aziende e organizzazioni che non ne riconoscano l'importanza e il valore. Un rilevante cambio di prospettiva che è dovuto in gran parte alla crescente consapevolezza degli stessi lavoratori e lavoratrici.
In Italia nove persone su dieci1, infatti, preferiscono lavorare per organizzazioni che si prendono cura della dimensione mentale. Tale priorità influisce in modo determinante anche sulle scelte professionali: nella ricerca di un nuovo lavoro, sei persone su dieci valutano un'azienda anche in base alla sua attenzione verso la sfera mentale2.
Tale consapevolezza è in parte alimentata dalla crescente diffusione di fenomeni come stress e burnout, protagonisti di uno scenario lavorativo sempre più incerto e complesso.
A tal proposito, è opportuno ricordare che il 76% di lavoratori e lavoratrici in Italia ha manifestato almeno un sintomo di burnout nell’ultimo anno, con una persona su cinque che ha ricevuto una diagnosi ufficiale3. Parallelamente, una persona su due sperimenta condizioni di stress elevato, e la stessa percentuale soffre di ansia e insonnia per motivi lavorativi4.
All’interno di questo scenario, la leadership riveste un ruolo fondamentale nella promozione del benessere psicologico in azienda.
Leadership a misura di benessere psicologico
Chi è leader non soltanto è responsabile di obiettivi, risultati e decisioni strategiche, ma anche di persone. Prestare attenzione ai bisogni del proprio team, accoglierne le necessità e comprendere l'importanza della dimensione mentale sono aspetti oggi essenziali per favorire il benessere e una crescita economica davvero sostenibile.
Di fatto, il legame tra esercizio della leadership, benessere e risultati è assai profondo. Quando le persone si sentono valorizzate, rispettate e sostenute, sperimentano livelli maggiori di sicurezza psicologica, impegno e benessere generale. Elementi, questi, che si traducono in maggiore coinvolgimento e produttività.
Investire nella formazione dei e delle manager sui temi della salute mentale è dunque quanto mai necessario per promuovere una leadership consapevole di sé e degli aspetti psicologici relativi a collaboratori e collaboratrici.
Una leadership, dunque, capace di coniugare relazioni di qualità al raggiungimento dei risultati. Un management in grado di instaurare fiducia e di mettere a sistema le vulnerabilità proprie e altrui, rispettandone limiti e confini. Una leadership, in sintesi, a misura di benessere psicologico.
Oltre i modelli del passato: il ruolo della vulnerabilità
Sono precarietà e incertezza a dominare l’attuale scenario lavorativo, specialmente nel settore del marketing e della comunicazione.
L’aumento della digitalizzazione, l’avvento dell’intelligenza artificiale e le più recenti innovazioni tecnologiche impongono continui e rapidi riadattamenti.
Il marketing è poi un ambito caratterizzato da molteplici responsabilità, aspettative e importanti carichi di lavoro, nonché pressione da parte di colleghi e clienti. Inoltre, è tra i settori più influenzati dalle trasformazioni recenti, in primis l’intelligenza artificiale. Tutti elementi, questi, che possono generare ansia e stress e che hanno contribuito a rendere la sicurezza del posto di lavoro sempre più una priorità.
Alla luce di ciò, è evidente che l’esercizio della leadership non può prescindere dalla capacità di riconoscere e accettare la dimensione umana, con i limiti e le fragilità che questa comporta. Mostrandosi altresì capace di gestire efficacemente le situazioni di stress e di promuovere un clima di ascolto e fiducia. Dimostrando, in definitiva, la capacità di abbracciare la vulnerabilità - propria e delle persone con cui si lavora. Considerando quest’ultima non più come una debolezza, bensì come una risorsa chiave alla base di relazioni autentiche e significative.
L’esercizio della leadership non può prescindere dalla capacità di riconoscere e accettare la dimensione umana.
Da un lato, infatti, la vulnerabilità è un elemento essenziale per il raggiungimento di un clima di fiducia che favorisce il benessere delle singole persone; dall’altro, uno strumento prezioso per la motivazione e il raggiungimento di risultati e obiettivi comuni.
La vulnerabilità, però, da sola non è sufficiente. Condizione necessaria per chi esercita il ruolo di leadership, infatti, è saperla dosare opportunamente. Per farlo, sono imprescindibili due elementi: autoconsapevolezza e senso del limite.
Tuttavia, la percezione tra leader e dipendenti rispetto a questi due fattori mette in luce una discrepanza significativa: sebbene il 69% dei leader in Italia si ritenga consapevole dei propri meccanismi, solo il 51% dei collaboratori è dello stesso parere5.
Questa differenza si amplifica ulteriormente quando si considera il senso del limite. Infatti, mentre il 76% dei manager e responsabili ritiene di sapere dove e quando fermarsi - sia rispetto ai propri limiti che a quelli delle persone del proprio team - solamente il 43% di queste ultime è d'accordo6. É evidente, quindi, che la strada da percorrere sia ancora lunga.
Quali sono i primi passi da intraprendere per colmare questo gap?
Autoconsapevolezza
Per poter rendere la propria vulnerabilità un punto di forza, è essenziale anzitutto conoscersi. Essere consapevoli di sé significa avere una chiara conoscenza dei propri pensieri, emozioni, fragilità e meccanismi: una capacità fondamentale per gestire reazioni e vissuti emotivi e comprendere in quali situazioni ci si sente particolarmente esposti.
Un leader che non conosce se stesso rischia di esprimere la propria vulnerabilità in modo inappropriato o eccessivo, compromettendo la fiducia del team e creando un clima di incertezza.
Ogni leader dovrebbe dunque dedicarsi all’esplorazione della propria vulnerabilità, anche ponendosi domande quali: “Cosa mi fa sentire vulnerabile? In quali situazioni lavorative mi sento più a disagio? Come posso gestire queste sensazioni in modo costruttivo?”.
Questo tipo di introspezione aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e a regolare le proprie risposte emotive in modo equilibrato.
Senso del limite
La vulnerabilità senza limiti non è vulnerabilità. Aprirsi alla vulnerabilità, infatti, non significa dover abbattere i confini tra sé e il mondo, quanto piuttosto essere in grado di riconoscerli e comunicarli efficacemente alle persone con cui si lavora.
È essenziale pertanto trovare un punto di equilibrio nell'espressione della propria vulnerabilità: senza di esso, si rischia di compromettere la fiducia e di sovraccaricare emotivamente il team, generando ansie e preoccupazioni.
Questo equilibrio può essere meglio compreso attraverso un esempio pratico. Immaginiamo un manager che, durante una riunione, dichiara al proprio team: “Sto attraversando un momento difficile e potrebbe essere necessario che mi prenda qualche giorno di pausa. Non desidero entrare nei dettagli, ma volevo solo informarvi della situazione.”
Questo tipo di comunicazione - trasparente ma dosata - permette di mantenere la fiducia senza rivelare dettagli personali non necessari. Consente di aprirsi all’altro senza superare determinati confini.
Non per ultimo, è altresì importante coinvolgere il team nella definizione dei limiti e discutere insieme su cosa è opportuno condividere e cosa no, in modo da aiutare ogni persona a gestire al meglio il proprio spazio personale e professionale.
Questo approccio favorisce la creazione di un ambiente di fiducia e rispetto reciproco, in cui la vulnerabilità è espressa con responsabilità e chiarezza. E, allo stesso tempo, valorizzata e tutelata, con l’obiettivo di renderla strumento a sostegno non solo del benessere organizzativo, ma anche della performance e dei risultati.